Le stime del mercato globale vedono rifiorire il comparto, gravemente colpito dai due anni di crisi pandemica. In Italia Doppio Malto guarda con ottimismo al futuro: “Apriremo nuovi ristoranti in diverse città e proseguiamo l’innovazione di prodotto” Il comparto della birra ritrova motivi per sorridere. Dopo due anni difficili a causa della pandemia, dei rallentamenti nella catena di approvvigionamento delle materie prime e della carenza di manodopera, il settore torna a raggiungere traguardi importanti a livello globale, dove le previsioni di crescita portano a guardare al futuro con ottimismo. In Italia un primo grande passo è stato fatto con il riconoscimento nella Legge di Bilancio della filiera brassicola, per cui ad oggi le filiere di orzo da birra e del luppolo sono certificate quali vere e proprie filiere. Un riconoscimento che certifica il valore del comparto della birra artigianale nel nostro Paese: il 4% del mercato nazionale, che produce in media 500.000 ettolitri l’anno e che fattura oltre 250 milioni di euro, dando lavoro a 7.000 addetti (fonte: Unionbirrai).
Un settore che ha sofferto una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70% (stimato dall’ultimo report di Assobirra), ma che convince sempre più famiglie e giovani, soprattutto per quanto riguarda i Millennial: il 60% si dichiara, infatti, un conoscitore attento delle varie tipologie di birra, da quelle delle bottiglie da collezione, alle profumate e variopinte (Istat). E i dati importanti, stavolta a livello globale, non si esauriscono: attualmente il segmento della birra artigianale rappresenta un valore di oltre 38 miliardi di dollari nel mercato globale e crescerà del 14,1% l’anno fino al 2027, secondo quanto riportato recentemente da MarketWatch.